1944. 11 agosto. Firenze viene liberata o come scrisse il giornalista Stefano Lepri “Firenze insorge e si libera da sé”. Le truppe alleate arrivano in città mentre i tedeschi battono in ritirata verso la famosa Linea Gotica, che taglia trasversalmente l’Italia. Firenze è finalmente libera. Non è un evento che avviene così, per caso: è il risultato del coraggio delle persone, dei fiorentini, dei partigiani, degli alleati, che hanno sputato sangue, sudore e sono anche morti per arrivare a ciò.

Ma andiamo con ordine e ripercorriamo i giorni, le settimane, che hanno preceduto questo evento. Con l’armistizio dell’8 settembre del 1943 l’Italia vide i tedeschi arretrare sempre più a nord poiché spinti dall’incalzante avanzata alleata e Firenze, a giugno del ’44, non era stata ancora liberata. Già da tempo erano frequenti degli scontri armati fra le truppe partigiane del C.T.L.N. (Comitato Toscano di Liberazione Nazionale) e quelle nazifasciste; vi erano infatti attorno alla città numerosi gruppi partigiani, ognuno di una differente fede politica. Dai comunisti ai socialisti e fino ai democristiani: tutti questi gruppi decisero di unire le forze, mettere da parte il proprio orientamento politico, per un bene superiore. Venne dunque creato a Firenze, nel giugno del 1944, il “Comando Marte”: un comando militare unico che garantiva un’organizzazione fra i gruppi partigiani, oramai non più divisi in singoli nuclei ma uniti. Venne aggiunto così il primo tassello chiave per raggiungere la tanto agognata liberazione della città. Questo comando si mise subito all’opera e elaborò un piano per l’occupazione e la difesa della città fiorentina: questa doveva essere divisa in quattro zone, ognuna sotto un partito politico. Un ispettore avrebbe coordinato le operazioni dei rappresentanti militari delle varie formazioni politiche.

Soldati alleati combattono nei pressi della città.

Le giornate passarono veloci fra attentati ai danni dei nazifascisti e sabotaggi continui, come quello al centralino telefonico di Porta Romana in cui un gruppo di partigiani del partito d’Azione fece saltare in aria il centralino impedendo così le comunicazioni, per tre giorni, fra il comando centrale tedesco di Kesselring, generale a capo delle forze tedesche nella penisola italiana, e le truppe tedesche a sud di Firenze in ritirata. Nel frattempo la popolazione versava in condizioni pietose: donne e bambini non avevano i generi alimentari primari, come la farina per fare il pane o addirittura l’acqua. Tragicomica la scena avvenuta al Mercato Centrale quando arrivò un carretto pieno di verdure: le persone immediatamente si accalcarono attorno ai venditori che non riuscivano a ristabilire un minimo di ordine; intervenne addirittura Giovanni Poggi, sovrintendente alle gallerie di Firenze, il quale chiamò i vigili per calmare la folla. Il 29 luglio il comando tedesco ordinò alla popolazione di sgombrare vaste zone cittadine accanto al fiume Arno: circa 150.000 abitanti si riversarono per le strade della città in cerca di un posto più o meno sicuro al riparo dalle bombe e lontano dagli scontri militari. Il giorno dopo si verificò un blackout in tutta la città che non permise ai cittadini di fruire dell’acqua corrente: nonostante ciò la luce in fondo al tunnel era visibile e a quel punto mancavano pochi, tesissimi, giorni. Nella notte fra il 3 e il 4 agosto i tedeschi bombardarono tutti i ponti sull’Arno tranne Ponte Vecchio e il 4 giunsero finalmente, sulla sinistra orografica del fiume, le truppe alleate. La gran parte delle truppe dell’esercito tedesco in quel momento si era già ritirata; in città rimanevano però dei paracadutisti e soprattutto i franchi tiratori fascisti che, irriducibili, sparavano a chiunque passasse per le strade cittadine: anche andare a prendere l’acqua poteva essere un’azione fatale. Compito dei partigiani fu proprio quello di stanare e uccidere i franchi tiratori ancora presenti nel centro città mentre le truppe alleate, che non potevano permettersi di incorrere in potenziali numerose perdite dovute a una guerriglia urbana come quella che stavano combattendo in quel momento i vari nuclei partigiani, decisero di accerchiare le formazioni tedesche dall’esterno. La sera dell’8 agosto venne ferito a morte, colpito da un colpo di mortaio, il comandante della divisione partigiana “Arno” Aligi Barducci, detto “Potente”, medaglia d’oro al valor militare alla memoria. All’alba dell’11 agosto suonò la Martinella: è l’insurrezione generale. Il C.T.L.N. assunse tutti i poteri di governo provvisorio della città: venne nominata una giunta comunale, una provinciale e anche i vertici di ogni istituzione cittadina. Gaetano Pieraccini, socialista, divenne sindaco e venne affiancato dai vicesindaci Mario Fabiani e Adone Zoli, rispettivamente comunista e democristiano. E qui sta la straordinarietà dell’evento: per la prima volta nella campagna d’Italia non sono gli alleati, “i liberatori”, a istituire il governo di un territorio ma sono le stesse forze antifasciste (ciò valse alla città la medaglia d’oro al valor militare, conferitagli un anno dopo, nel 1945). È per questo motivo, per il significato politico che la Resistenza ha avuto, se il giorno in cui ricorre la liberazione di Firenze è proprio l’11 agosto, anche se questa è una data del tutto formale. Infatti la battaglia durerà ancora a lungo, fino alla liberazione di Fiesole, il primo settembre del ’44. Sarà un mese di combattimenti cruentissimi e lo spargimento di sangue sarà molto ingente: secondo i dati del C.T.L.N., i partigiani che perderanno la vita saranno 205 mentre i feriti 400.

Ma questa è un’altra storia che necessiterebbe di un ulteriore articolo per essere esplicata. Ciò che rimane è come i fiorentini abbiano resistito, senza mai demordere, ai soprusi nazifascisti e Firenze sia riuscita, come una fenice, a risorgere dalle sue ceneri, da quei calcinacci a vista degli edifici squarciati dalle bombe e da quei ponti crollati nell’Arno; Firenze grande testimone dell’eroismo e allo stesso tempo della piccolezza degli uomini, che in guerra vanno contro la loro natura e non dovrebbero avere nulla a che fare con essa. 

Fonti:

Matteo Mazzoni, Agosto 1944: la battaglia di Firenze, in “Portale Storia di Firenze”, Agosto 2014, http://www.storiadifirenze.org/?temadelmese=agosto-1944-la-battaglia-di-firenze

http://www.tuttostoria.net/storia-contemporanea.aspx?code=812

Paolo Pieraccini, Il corpo di polizia municipale di Firenze. Dai Lorena all’Italia repubblicana, Firenze, Giampiero Pagnini Editore, 2004, pp. 290, 311 in particolare ma più in generale da p. 281 (paragrafo 6) a p. 317.

4.9 9 votes
Article Rating