Il 7 ottobre è stato presentato nella Sala Grande della Misericordia di Firenze in piazza del Duomo, il libro La mafia spiegata a mia figlia, di Edoardo Marzocchi, tenente colonnello della Guardia di Finanza, oltre che scrittore. Marzocchi è stato a capo della Compagnia di Prato e attualmente lavora nella DIA (direzione investigativa antimafia) di Firenze. Autore di Dove tutto finisce e Vite nel vento. Storie e persone che hanno segnato l’ultimo secolo in Maremma, scritto insieme al padre Rossano, giornalista e studioso di storia locale
La presentazione è stata introdotta da Nicolò D’Afflitto, provveditore della Misericordia. Sono intervenuti Luca Santarelli, consigliere del comune di Firenze e amico dell’autore, come delegato del sindaco a portare i saluti, Valerio Valenti, prefetto di Firenze, Maurizio Vallone, direttore della DIA che ha inoltre scritto la prefazione di questo libro, Valter Rizzo, giornalista di cronaca nera e giudiziaria della Rai, e Don Andrea Bigalli, referente dell’associazione antimafia Libera.
La mafia corrompe il modo di essere cittadini, persone attive in questo paese, spiega Vallone, dove c’è mafia non c’è sviluppo, e quindi non c’è possibilità di poter avviare un’attività imprenditoriale. Il direttore ha spiegato l’importanza di trasmettere memorie degli attentati mafiosi alle nuove generazioni, ai propri figli, che non hanno vissuto o non si ricordano quegli eventi, iniziativa che la DIA intraprende da diversi anni, girando per le scuole di diverse città italiane per parlare agli studenti. Questo libro non è solo uno strumento per sensibilizzare i giovani sulla criminalità organizzata, ma anche un’esortazione ai genitori a rendere consapevoli i propri figli sulla mafia e a spiegare loro che un’Italia senza mafia è possibile.
Spesso si tende a credere che le persone, ufficiali, procuratori, giornalisti, funzionari della DIA e giudici che combattono la mafia siano persone fuori dalla normalità, degli eroi fantastici, tanto da scaricare su di loro tutta la responsabilità di questa continua lotta. Ma spesso è necessario ricordare che questi eroi, come Falcone e Borsellino erano assolutamente umani, normali, gente come tutti noi che combattono contro la criminalità organizzata svolgendo il loro lavoro rigorosamente. Il fatto che fossero persone normali che svolgevano il loro lavoro è un invito alla responsabilità di svolgere il proprio dovere per contrastare le mafie. Il libro ci riporta a questa dimensione di normalità, le grandi conseguenze della banalità di compiere delle azioni scorrette.
Il libro non racconta solo le stragi degli anni ottanta e novanta, tra cui anche la Strage dei Georgofili, avvenuta a Firenze nel 1993, ma negli ultimi anni la paura verso le mafie è diminuita. Col passare degli anni anche la memoria delle stragi si è offuscata, si è perso un senso di attualità con questi fatti. Alcuni sono addirittura convinti che le mafie si siano estinte. Ma anche se il numero di morti per cause mafiose è diminuito, la mafia esiste ancora, ha cambiato forma ma non si è affievolita, continua a inquinare l’economia e a trattare affari illegali, soprattutto nel centro-nord.
Il libro ripercorre la storia degli ultimi sessant’anni della storia d’Italia, racconta le vicende di quel periodo come un padre racconterebbe la sua vita a sua figlia. La narrazione è dettagliata, ma con un linguaggio chiaro e sintetico che coinvolge il lettore e lo trasporta all’interno di quegli stessi eventi. Secondo una tecnica narrativa moderna la trama si sviluppa attraverso rapidi passaggi tra presente e passato. Uno strumento utile sia per i giovani sia per i genitori, che a volte sono tentati dal proteggere i propri figli dal male finendo col rinchiuderli dentro una campana di vetro, ma è necessario insegnare loro, alle nuove generazioni che continueranno a portare il peso di questa lotta, come conoscere il male e come combatterlo. I fatti accaduti ormai trent’anni, possono continuare ad accadere finché ci sarà la mafia, e bisogna far capire ciò ai giovani, perchè è a loro che stiamo consegnando le chiavi del futuro dell’Italia.