• 10 campionati paulisti  
  • 4 Tornei Rio-San Paolo
  • 6 Campeonatos
  • 2 Copa Libertadores
  • 2 Coppe Intercontinentale
  • 1 Soccer Bowl
  • 3 FIFA World Cup
  • Giocatore più giovane a segnare e vincere in un Mondiale
  • Miglior marcatore della storia del calcio

Sono numeri impressionanti che delineano la splendida carriera di uno dei calciatori più vincenti, forse il migliore della storia del pallone: Edson Arantes do Nascimento, meglio noto come Pelé che il 29 dicembre 2022 ci ha lasciati. Le condizioni del brasiliano spaventavano già da tempo i medici e i familiari che, nei giorni precedenti al Santo Natale, avevano raggiunto O Rei all’ospedale Albert Einstein di San Paolo, dove era ricoverato da circa un mese. Ad aver sconfitto Pelé è stato un cancro al colon, che gli era stato diagnosticato a settembre dell’anno prima.

Chi era Pelé? Edson Arantes do Nascimento nasce a Três Corações, distante trecento chilometri da San Paolo il 23 ottobre del 1940. La sua carriera ruota principalmente attorno ad un club, il Santos, squadra dell’omonima città nello stato di San Paolo in cui milita per diciassette anni, dal 1957 al 1974 prima nelle giovanili e poi a soli quindici anni in prima squadra. Con la maglia bianconera dei Peixe, Pelé vincerà ben ventisei trofei delle più importanti competizioni dell’epoca: dieci campionati paulisti, sei campionati brasiliani, cinque Taça Brasil, due coppe Libertadores, due coppe Intercontinentali, una supercoppa dei campioni intercontinentali.

O Rei chiude poi la sua carriera negli Stati Uniti, nei New York Cosmos, con i quali vincerà un Campionato NASL nel 1977, ultimo anno di una scintillante carriera.

Ma la fama di Pelé scavalca i confini brasiliani grazie alla sua partecipazione a ben tre Coppe del Mondo: Svezia 1958, Cile 1962 e Messico 1970.

La prima edizione segna anche un record, Pelé è il vincitore più giovane della storia dei Mondiali: neanche maggiorenne (17 anni e 249 giorni), il 29 giugno 1958 al Råsundastadion di Solna alza la coppa del torneo vinta da assoluto protagonista. Con il pesante numero 10 sulle spalle, O Rei riesce a piazzare sei gol, a pari merito con il tedesco Helmut Rahn, dietro solo al francese Just Fontaine, che viola la porta avversaria per ben tredici volte.

Cile 1962 invece non è un mondiale fortunato per Pelé anche se la Seleçao conquisterà l’ambito titolo. Il calciatore mette a referto un’unica rete al 56esimo minuto di Brasile-Messico, prima partita del girone C, dove militano anche Spagna e Cecoslovacchia. E’ proprio nella gara contro la Cecoslovacchia che Pelé, calciando dalla lunga distanza, si infortuna all’inguine e quell’incidente decreterà la fine della sua avventura al mondiale sudamericano.

Più amaro, per noi italiani, è il terzo Mondiale vinto da Pelé. Gli Azzurri escono vincenti da una semifinale mitica contro la Germania, la partita del secolo che vede continui cambi di risultato fino al definitivo 4 a 3 per l’Italia al termine di estenuanti tempi supplementari. La finale si svolge allo stadio Azteca di Città del Messico ad una altitudine di 2220 metri. È il 21 giugno del 1970 sul campo scendono il Brasile e l’Italia, la partita inizialmente equilibrata vede via via prendere il dominio da parte della squadra carioca capitanata da Carlos Alberto che, al triplice fischio del tedesco Rudolf Glöckner, festeggia la schiacciante vittoria con un nettissimo 4 a 1. Ad aprire le marcature della finale ci pensa proprio Pelé che, grazie ad un cross dalla sinistra di Rivelino, impatta di testa e gonfia la rete alle spalle di Albertosi dopo diciotto minuti di gioco.

Il mito di Pelé va oltre le sue vittorie, è stato uno dei calciatori più completi della storia del pallone, ha avuto fiuto del gol, agilità nel dribbling, grande velocità e un’ottima tecnica di passaggi. La FIFA, contando anche le amichevoli, gli attribuisce 1283 gol, miglior marcatore di tutti i tempi in 1363 partite, quasi un gol a partita. In un tempo in cui i numeri sulle maglie rappresentavano un ruolo in campo, Pelé ha incarnato per la storia di questo sport cosa vuol dire essere il numero 10.

Oltre allo splendido giocatore, Pelé ha incarnato anche lo spirito del Brasile: la povertà, il riscatto sul campo da gioco, il suo calcare il campo con gioia e leggerezza come se stesse ballando una samba. La sua morte colpisce tutto il mondo e non solo quello calcistico, il suo paese è in lacrime. Il presidente brasiliano Bolsonaro ha decretato il lutto nazionale di tre giorni.

Riposa in pace O Rei, puoi tornare a duettare con Garrincha lassù.

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