Chi di noi non si è chiesto almeno una volta, quando arriva l’anno bisestile, del perché ogni quattro anni febbraio ha un giorno in più? Visto che quest’anno, il 2024, è un anno bisestile, approfittiamo per approfondirne l’origine e il funzionamento.

L’anno bisestile è un anno solare in cui viene aggiunto un giorno (il 29 febbraio), rendendolo così di 366 giorni, invece dei soliti 365. Attualmente ce n’è uno così ogni 4 anni, ma con delle eccezioni: saranno bisestili tutti gli anni divisibili per quattro (1648, 1784, 1912, 2024, per fare alcuni esempi), ma non lo saranno quelli secolari, ovvero divisibili anche per 100 (1600, 1800, 1900). Anche in quest’ultimo caso ci sono ulteriori eccezioni, infatti gli anni divisibili anche per 400 sono considerati bisestili (1600, 2000, 2400 e così via).

Ma perché tutte queste complicazioni? Oggigiorno, in gran parte del mondo è in vigore il calendario gregoriano (basato sull’anno solare), che prende il nome dal suo fondatore papa Gregorio XIII che lo introdusse nel 1582 per aggiustare il calendario in vigore precedentemente, che era il calendario giuliano, inaugurato da Giulio Cesare più di 1500 anni prima (nel 46 a. C.). Quest’ultimo calendario prevedeva che la lunghezza dell’anno solare fosse di 365,25 giorni (ovvero 365 giorni e 6 ore), invece di 365 tondi, da cui conseguiva uno scarto di 6 ore ogni anno che si sommava in un intero giorno di scarto ogni quattro anni (6 h x 4 = 24 h). Si decise dunque l’introduzionedi un giorno aggiuntivo ogni quattro anni, inserito 6 giorni prima delle calende di marzo (nome dato al primo di marzo, primo giorno del calendario romano): da qui il termine “bisestile”, derivato dal nome attribuito a tale giorno: bis sextus ante Kalendas Martias (“il sesto prima delle calende di marzo ripetuto”).

Questa precisazione introdotta dal calendario giuliano, però, non soddisfaceva pienamente il suo scopo. Infatti le 24 ore di scarto, ovvero un giorno preciso, sono in realtà un arrotondamento per eccesso: per far sì che l’anno civile (ovvero l’anno medio di 365 giorni considerato legalmente) combaci con l’anno solare, sarebbe necessario aggiungere altri 0,96876 giorni ogni quattro anni. Fu questo dettaglio che il calendario gregoriano cercò di migliorare, introducendo le modifiche che sono state già elencate.

Se alla maggior parte delle persone tutte queste complicazioni non cambiano un granché, la faccenda è diversa per coloro che sono nati proprio il 29 febbraio, costretti a spostare la festa di compleanno al giorno precedente o a quello seguente tre volte su quattro. In onore dei cosiddetti leaplings (soprannome inglese per le persone nate nel leap day, ovvero il 29 febbraio, visto che leap significa “salto”), nel 1988 l’americana Raenell Dawn fondò un club chiamato Honor Society of Leap Year Day Babies, a cui sono iscritte più di 11.000 persone. Il suo scopo principale è quello di promuovere nel mondo la consapevolezza dell’esistenza del giorno bisestile (Leap Year Day Awareness – LYDA) e delle sue conseguenze sulle persone nate proprio quel giorno.

All’anno bisestile sono anche legate varie tradizioni. Ad esempio quella irlandese secondo la quale le donne possono proporsi in matrimonio soltanto il 29 febbraio. Se però vengono rifiutate, i mancati sposi sono costretti a comprar loro dei guanti o un abito per scusarsi dell’imbarazzo procurato. Un’altra tradizione risalente al tempo degli antichi Romani attribuiva (superstiziosamente) al mese di febbraio un significato di sfortuna, poiché era il mese dedicato ai riti funebri, e quindi allungarne la durata anche di un solo giorno non era visto di buon occhio: non a caso esiste, da allora, il modo di dire “anno bisesto, anno funesto”!

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