Il 23 marzo al Teatro della Compagnia, Firenze, si è svolta la masterclass “L’arte del trasformismo” con ospiti l’attore Song Kang-ho e il registra Kim Jee-woon, due figure di notevole rilievo nel cinema coreano. La masterclass era diretta da Marco Luceri (Critico Cinematografico e Giornalista al Corriere Fiorentino), Caterina Liverani (Curatrice del Catalogo del FKFF 2024), Prof. Luigi Nepi (Docente dell’Università di firenze), Riccardo Gelli (Direttore del FKFF 2024).

Tantissimi sono stati gli spunti di riflessione e dialogo tra l’attore e il registra, al termine dell’incontro il pubblico ha pure potuto fare delle domande.

Trattando della carriera di Song Kang-ho, ha debuttato al cinema nel 1997 ma ha una lunga esperienza nel campo teatrale e come dice lui : “Mi sto accorgendo sempre di più e sto realizzando sempre di più, che per l’appunto l’energia che ha un attore teatrale, la sua capacità di analizzare il testo e di analizzare la situazione, la sua espressività, sono tutti elementi, tutte qualità, tutte cose fondamentali per recitare pure nel cinema e me ne sono accorgo piano piano più facevo cinema e più facevo film.”

Caterina Liverani, che ci ha concesso pure una intervista, ha posto poi una domanda al registra incentrata sul ruolo della famiglia nei suoi film, che è una sorta di leitmotiv nella produzione cinematografica di Kim Jeen-woon, come in The Quiet Family e Cobweb. Facendo ridere tutto il pubblico con toni scherzosi ha preso la parola Jeen-woon trattando di come a Firenze durante questa sua quarta visita ci siano tanti lavori.

 Rispondendo alla domanda ha voluto sottolineare come per più di 10 anni lui sia stato disoccupato e per questo: “Ero incapace di sapere le dinamiche della società, di come stava il mondo, l’unica cosa che sapevo in maniera dettagliata erano le dinamiche di famiglia, perché era l’unica realtà che conoscevo e mi sono accorto che dentro le dinamiche di famiglia ci sono tanti paradossi tante cose in contrasto tra di loro, e quindi la famiglia è un contesto in cui una persona, un individuo, nasce e sperimenta tutte le prime esperienze di vita, tutte le prime dinamiche della piccola società. Io sono nato in una famiglia con tanti fratelli e quindi credo che per me ricreare queste dinamiche sia stato naturale.”

I due ospiti hanno trattato del rapporto che hanno dopo tanti anni che lavorano insieme. Kim Jeen-woon non ha di certo trattenuto la propria ammirazione verso il collega sottolineando come Song Kang-ho “Ha questa immagine molto amichevole quasi di una persona che potresti conoscere, un vicino, ed è effettivamente così, ma è in grado anche di ghiacciare la stanza, l’aria della stanza con un solo sguardo, in un solo momento. Ha questa padronanza dello spazio e dell’aria che permette di giocare con l’attenzione e col rilassamento, ciascun attore ha il suo modo di costruire e di fare il buildup per poi esprimere un’emozione richiesta necessaria per recitare una certa scena, invece lui è capace con solo 2/3 respiri di cambiare completamente lo stato emotivo. Avevo bisogno di una persona che fosse capace di esprimere questa maniera innovativa, e lui lo è. È davvero l’unica persona che riesce sempre a soddisfare la qualità che desidero.”

L’attore quasi imbarazzato ha ricambiato i complimenti del regista, il quale secondo lui è l’unica figura sulla scena coreana a essere in grado di trasmettere qualsiasi sentimento in modo naturale e senza imporre il suo pensiero. “É una persona che non sa gettare la spugna; non sa rinunciare facilmente, è molto testardo e continua a lottare. Ha sempre voglia di combattere per le cose in cui crede ed è davvero una persona difficile da trovare in questi tempi.”

Durante la masterclass il regista si è soffermato sul ruolo della pandemia e come lo ha influenzato soprattutto nella produzione di Cobweb ponendosi domande sulla sorte del cinema: “La pandemia è stato un periodo difficile per tutti quanti. Durante quel periodo ho avuto la preoccupazione che un mezzo audio-visivo così potente, amato e popolare come il film potesse sparire. Può succedere che ne rimaniamo senza? Ho sentito un po’ di preoccupazione e un po’ di ansia riguardo a questo argomento e ho avuto tante riflessioni, chiedendomi “ma io quanto amo il cinema? Quanto amo fare film? Cosa significa per me fare film?”. In quel momento ho avuto in mano il progetto. Non credo di essere stato l’unico regista che ha avuto questi pensieri riguardo alla sorte del cinema.”

Tra domande poste dagli intervistatori su altri film importanti come The foul King, Mr Vendetta e Joint Security, fino al ruolo della donna intesa come femme fatale nel film Cobweb di Kim Jeen-woon in netto contrasto rispetto alla figura femminile sempre rappresentata nella tradizione cinematografica coreana come aiuto al percorso di crescita e sviluppo del ruolo maschile, fu consegnato un premio a Song Kang-ho in ricordo della sua visita dall’Assessora Meucci per il conto del Sindaco di Firenze. Proprio a testimonianza del legame che da ventidue anni lega la città di Firenze alla novità del cinema coreano, il progetto riesce a ampliare nella culla della cultura rinascimentale l’aspetto multiculturale.

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