Lo scorso sette aprile, i reali di Inghilterra Carlo III e Camilla sono atterrati a Roma, iniziando la loro prima visita in Italia da sovrani. Carlo, che non ha mai nascosto la propria simpatia nei confronti dell’Italia, ha scelto, insieme alla consorte, il nostro paese per festeggiare il loro ventesimo anniversario di matrimonio, in quello che è un viaggio diplomatico ma anche di villeggiatura.

I due sovrani, infatti, dopo essere stati ricevuti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno avuto modo di visitare l’Altare della Patria e il Colosseo. Il giorno seguente, nove aprile, Carlo ha incontrato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per poi tenere un discorso storico davanti alle Camere riunite a Montecitorio, il primo di un monarca britannico.

Il dieci aprile la coppia si è spostata a Ravenna, dove ha visitato la tomba di Dante e ha avuto modo di assaggiare le eccellenze gastronomiche del nostro paese.

Questa visita ha rappresentato un momento significativo nel panorama diplomatico europeo, poiché ha rafforzato ulteriormente l’intesa che da sempre caratterizza il rapporto tra la famiglia reale e Italia.

Per approfondire ulteriormente questo aspetto, ci siamo rivolti a Domenico Savini, storico e genealogista di chiara fama, oltre che esperto di araldica. Ad affiancarlo è stato il giovane dottore in storia Samuele Masi, collaboratore di Savini e talentuoso esponente della nuova generazione genealogisti.

Savini, grande conoscitore della storia delle famiglie reali, ha conosciuto personalmente Carlo III ed è più volte entrato in contatto con la royal family. Nel corso dell’intervista che ci ha gentilmente concesso, abbiamo avuto modo di conoscere il suo punto di vista di esperto in materia.

Partendo da una domanda di carattere generale, come è nata la sua passione per l’araldica?

Non ricordo come sia nata, ma ricordo che l’ho sempre avuta. Gli stemmi, l’araldica, i blasoni, sono cose che mi sono piaciute fin dall’adolescenza. Ciò nasce dal fatto che mi è sempre piaciuta la storia, e la storia un tempo era fatta principalmente da sovrani, re, papi.

C’è poi da considerare un fatto artistico: stemmi e blasoni sono delle vere e proprie opere d’arte. Quindi sono una manifestazione storica, ma anche artistica, e forse è per questo che ho sempre avuto una predisposizione per questa materia.

Oggi, la percezione che si ha della monarchia inglese è cambiata rispetto al passato. Cio è dovuto alla diversa mentalità che abbiamo oggigiorno, oppure sono effettivamente avvenuti dei cambiamenti all’interno di questa antica istituzione?

Entrambe le cose. Da parte nostra è cambiata un po’ la percezione, e abbiamo capito che la monarchia non è più quella della Rivoluzione Francese, ma si è adeguata ai tempi. C’è stato un avvicinamento della mentalità della monarchia a quella delle persone, e viceversa.

 Basti guardare per l’appunto i sovrani d’Inghilterra: appena poco più di vent’anni fa, gli attuali regnanti erano visti male, ma adesso la situazione si è capovolta. Anche da parte della gente c’è quindi un avvicinamento alla figura del sovrano.

Questa è la prima visita in Italia di Carlo, da quando è stato incoronato re. Qual è il significato simbolico di questa visita, e in che modo si differenzia da quelle precedenti, fatte quando Carlo era Principe di Galles?

Come prima cosa, adesso Carlo ha maggiore responsabilità; può parlare da sovrano e può esprimersi liberamente, senza essere subordinato alla madre.

La visita, inoltre, ha un significato storico, poiché rappresenta l’ulteriore avvicinamento di due culture che già da tempo comunicano. Questo rapporto esiste da molto tempo, da quando i soldati romani si trovavano in Inghilterra, duemila anni fa. Ciò è stato ribadito nel corso della visita, e si è visto anche da come Carlo e Camilla sono stati accolti e acclamati, come se fossero due star, cosa che per un sovrano straniero, dopo la Seconda Guerra Mondiale, non si era più vista.

Abbiamo riscoperto i valori storici, culturali che legano i due paesi, che indiscutibilmente esistono. E se c’è una città che ha sempre ispirato cultura anglosassone è proprio Firenze, dove sono presenti istituti di cultura inglese, cimiteri inglesi, chiese inglesi e dove la comunità inglese è solidissima. Non è un caso che la prima ambasciata inglese all’estero sia proprio quella di Firenze.

La figura di Carlo come principe di Galles è stata spesso discussa. Re Carlo III oggi è riuscito a superare quelle antiche ombre?

Sicuramente. Anche perché non ha più accanto figure di spessore che potevano “coprirlo”, come la madre o Lady Diana. È sempre stato tenuto un po’ in secondo piano da queste figure così importanti e iconiche, personalità molto forti, mentre lui è sempre stato più timido. Oggi, invece, è venuto fuori anche nei suoi aspetti meno noti, è risaputo quanto sia colto, raffinato, e la sua immagine non è più coperta.

Questa visita è stata una semplice formalità diplomatica, oppure c’è davvero un rapporto collaborativo tra Italia e Inghilterra?

C’è davvero un rapporto collaborativo, un forte legame che è stato ribadito. Legame storico, culturale, commerciale, diplomatico. Tutto sembra funzionare a meraviglia; abbiamo visto anche la cordialità con la quale la coppia è stata accolta dalla Presidente del Consiglio, con quanta simpatia sia stato accolto da tutti i politici italiani. Lo definirei un rapporto positivo a trecentosessanta gradi.

Come viene percepita Camilla, anche viste le travagliate vicende che hanno coinvolto lei, Carlo e Diana? Pensa che ora che Camilla è regina, il suo ruolo sia cambiato?

C’è stato un momento in cui Camilla era stata demonizzata, ma ormai sono passati molti anni, non si può più tornare indietro. Diana ha avuto un importantissimo ruolo, tutti conosciamo la sua vicinanza ai bisognosi, e la sua immagine è divenuta molto popolare. Questo rendeva Camilla un personaggio negativo, all’epoca.

A oggi, anche probabilmente grazie a degli ottimi consulenti per l’immagine, decine di persone che lavorano per migliorare l’immagine della coppia, la percezione che si ha di lei è migliorata notevolmente. Ed è comunque innegabile che i regnanti stessi abbiano contribuito a divenire popolari, Carlo così come Camilla. Si vede chiaramente come Camilla abbia fatto degli sforzi in questo senso: probabilmente lei non era destinata a diventare regina, forse non lo voleva nemmeno. Tuttavia, grazie ai suoi sforzi sta emergendo la sua intelligenza, raffinatezza e anche idoneità a rivestire questo ruolo, a cui si è ormai adattata perfettamente.

Domenico Savini e Re Carlo

Foto di proprietà di Domenico Savini, concesse per la pubblicazione

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