L’84° Festival del Maggio Fiorentino, quest’ anno incentrato sull’Amore, la Fabula e la Mitologia, avrà inizio nel mese di Aprile e farà il suo debutto con l’opera Orphèe et Euridice, nella versione francese mai eseguita prima d’ora al Maggio. I protagonisti della serata saranno Juan Francisco Gatell che interpreterà il ruolo di Orphèe, Anna Prohaska che sarà Euridice e Sara Blanch, Amore.

E’ un’opera composta da Christoph Willibald Gluck intorno al mito di Orfeo, su libretto di Ranieri de’ Calzabigi. Appartiene al genere dell’azione teatrale, in quanto opera su soggetto mitologico, con cori e danze incorporati. Fu rappresentata per la prima volta a Vienna il 5 ottobre 1762 ed apre la stagione della cosiddetta riforma gluckiana, con la quale il compositore tedesco ed il librettista livornese si proponevano di semplificare al massimo l’azione drammatica, superando sia le astruse trame dell’opera seria italiana, sia i suoi eccessi vocali, e ripristinando quindi un rapporto più equilibrato tra parola e musica. Le danze furono curate dal coreografo italiano Gasparo Angiolini. Dodici anni dopo la prima del 1762, Gluck rimaneggiò profondamente la sua opera per adeguarla agli usi musicali della capitale francese, dove, il 2 agosto 1774, nella prima sala del Palais-Royal, vide la luce Orphèe e et Euridice, con libretto tradotto in francese, ed ampliato, da Pierre Louis Moline, con nuova orchestrazione commisurata ai più ampi organici dell’Opèra, con parecchia musica completamente nuova, con imprestiti da opere precedenti e con un più largo spazio dato alle danze. L’opera passata alla storia come la più famosa tra quelle composte da Gluck e stata una delle poche opere settecentesche, se non addirittura l’unica non mozartiana, a rimanere sempre, fino ad oggi, in repertorio nei principali teatri lirici del mondo. Il direttore Gatti ha spiegato la differenza tra la versione italiana e quella francese: “la versione francese di Orphée qui a Firenze non è mai stata eseguita ed è più recente di una dozzina d’anni rispetto alla versione italiana; ha un testo che ritengo più intrigante e vorrei dire anche aulico – ha detto il maestro – e per me, più abituato a un repertorio verdiano o a Wagner, rappresenta una sfida molto stimolante affrontare adesso Gluck. In questa edizione non useremo strumenti originali né prassi barocche ma ci avvicineremo il più possibile allo spirito della metà del Settecento e soprattutto alla volontà di Gluck il quale nella sua rivisitazione dell’opera, dalla prima a questa versione, la arricchisce nella strumentazione allineandola molto con il gusto francese dell’epoca, modernizzandola. Mi fa molto piacere di suonare poi in una sala nuovissima, di rara bellezza e con acustica eccellente che metterà in rilievo i particolari e tutti i dettagli di cui questa partitura è densa. Tra l’altro – aggiungo – la buca d’orchestra della sala Mehta è perfetta per un organico orchestrale come quello di Orphée et Euridice e lo spazio scenico seppur ridotto è quanto mai adatto per enfatizzare l’aulicità – come ho detto – della versione francese e qui Pierre Audi ha fatto un lavoro eccellente per enfatizzare questo aspetto”. Per questo nuovo allestimento dell’opera la regia è affidata dunque a Pierre Audi, al suo debutto al teatro del Maggio. Il regista, soffermandosi nell’analisi dell’opera di Gluck, ha parlato dell’importanza simbolica che il mito ha tramandato sino ai giorni nostri, nonostante la terribile crudeltà che lo permea: “Orphée et Euridice di Gluck è uno dei grandi capolavori del repertorio operistico, ispirato da una delle storie più misteriose e crudeli della mitologia greca: si tratta di un’opera molto più complessa di quanto si pensi. La famosa aria “J’ai perdu mon Euridice” e il “lieto fine” sembrano suggerire una storia d’amore lineare che si conclude felicemente con il trionto dell’Amore sulla Morte. Orphée, devastato dall’improvvisa perdita della sua amata moglie Euridice, sfida gli dei a concedergli di compiere un viaggio negli Inferi per riprenderla. Gli Dei si mostrano tolleranti, cedendo alla sua determinazione, ma impongono una sola condizione: sulla via del ritorno alla vita, Orphée non deve voltarsi a guardare Euridice negli occhi. Il loro drammatico incontro rivela il tumulto del loro amore, la sua intensità ma anche la sua fragilità, come fragili sono tutte le relazioni umane appassionate. Orphée si gira e perde Euridice una seconda volta. Il mito greco non si arresta qui e, mentre si dispiega in varie forme, finisce sia tragicamente che poeticamente. L’opera di Gluck si conclude con Amore che libera Orphée dal suo tormento e riporta in vita Euridice, suggerendo che l’Amore è una forza che perdona, nonostante tutto. Nel XXI secolo è difficile accettare una lettura drammatica così lineare e semplicistica ma, esaminando da vicino testo e partitura, possiamo vedere emergere dietro le parole e la musica un thriller psicologico molto più sofisticato di quanto si pensi e una fine molto meno lieta del previsto. L’opera è incentrata su un potente trio d’amore: Orphée, Amore ed Euridice. Chi è Amore? Nell’opera è una seducente voce libera – uno spirito libero – che è chiaramente un’alternativa alla personalità terrena e possessiva di Euridice. Orphée, l’artista, è un uomo con un ego pronunciato, prigioniero e dipendente da questo triangolo amoroso – uno specchio della sua personalità possessiva e una droga per le sue insicurezze. Il mondo sembra girare – attraverso il suo comportamento – intorno a lui. I sentimenti di nessun altro contano. Il suo egoismo mostra la sua cecità nei confronti di ciò che serve per gestire la sua vita amorosa e le emozioni di coloro che lo amano. Credo che i capolavori del passato debbano essere immaginati nuovamente per il nostro tempo, esaminandone i molteplici significati e approfondendo l’analisi dei personaggi del dramma rappresentato. Nella mia produzione siamo andati a ritrarre tre esseri umani complessi, un tempo incatenati tra loro, in un viaggio alla scoperta di sé stessi; un viaggio che li libererà da quelle catene. L’esito dell’opera di Gluck è davvero felice perché la libertà che trovano alla fine è stata conquistata attraverso la lotta e  l’accettazione reciproca, e non attraverso il possesso reciproco. I miti sono importanti perché ci aiutano a comprendere la nostra condizione umana e la nostra lotta con il Fato e il mistero della Morte. Come tutti i grandi capolavori operistici, Orphée et Euridice è una storia aperta e dovrebbe essere vissuta da ogni ascoltatore in modo diverso, mentre ci identifichiamo con le lezioni di questa emozionante tragedia umana moderna e tale da trasformarci”. Il regista ha voluto anche ricordare che l’Auditorium è più adatto ai concerti che alle opere e quindi il lavoro è stato molto minuzioso: al centro della scena c’è uno specchio e fondamentale è il gioco di luci, così da rendere la concezione del mito come “uno specchio della vita”. Pierre Audi ha voluto anche spiegare perché ha scelto di collocare il coro nella fosse d’orchestra e non nella scena: come ricordo della tragedia greca, nella quale l’”orchestra” era il luogo in cui il coro cantava e danzava. Qui rappresenta i demoni, i fantasmi, le forze psichiche che agitano Orphèe.

Il 12 Aprile 2022 alle ore 20 nell’Auditorium del Teatro del Maggio saremo pronti per la messa in scena di questa intrigante e drammatica opera, interpretata da un cast giovane ed energico guidati dalla collaborazione del regista francese Audi e del direttore milanese Gatti. In questo nuovo allestimento dell’opera le scene e le luci sono curate da Jean Kelman, i costumi sono di Haider Ackermann, i video di Gilbert Nouno e la coreografia di Arno Schuitemaker. Infine il Coro sarà guidato dal maestro Lorenzo Fratini.

Christoph Willibald Gluck

Orphée et Euridice

Tragédie-opéra (Drame héroïque) en trois actes

Livret de Pierre-Louis Moline d’après Ranieri de’ Calzabigi

Musique de Christoph Willibald Gluck, Version Paris 177

Edizione: Bärenreiter, Kassel, Basel, London, New York, Praha

Rappresentante per l’Italia: Casa Musicale sonzogno di Piero Ostali

Direttore e concertatore Daniele Gatti

Regia Pierre Audi

Scene e luci Jean Kalman

Costumi Haider Ackermann

Video Gilbert Nouno

Coreografia Arno Schuitemaker

Orphée Juan Francisco Gatell/Michele Angelini (13/04)

Euridice Anna Prohaska

Amore Sara Blanch

Compagnia di Danza di Arno Schuitemaker

Danzatori: Clotilde Cappelletti, Ilaria Quaglia, Lucrezia Palandri, Paola Drera, Al

Antoine Ferron, Emanuele Rosa, Ivan Ugrin, Mark Christoph Klee, Umberto Ge

Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Assistenti regista Frans Willem de Haas, Mirko Rizzi

Assistente light designer Valerio Tiberi

Assistente coreografo Mark Christoph Klee

Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze

Prezzi: Settore D: 40€ – Settore C: 70€ – Settore B: 110€ – Settore A: 180€

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