In via Val di Marina 15, La Galleria Frittelli arte contemporanea di Firenze presenta  la mostra Gianni Bertini Identikit 100, a partire da Venerdì 2 Dicembre, centenario dell’artista. La mostra è a cura di Francesco Tedeschi, termina il 10 febbraio 2023 ed è aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18; sabato, domenica e festivi su appuntamento. Nell’occasione verrà presentato ufficialmente il Catalogo Ragionato dell’artista, realizzato dall’Archivio Frittelli per l’Opera di Gianni Bertini, a cura, ancora una volta,  di Francesco Tedeschi, con la collaborazione di Federica Boragina, Myrna Galli e Kevin McManus. Gianni Bertini nasce a Pisa il 31 agosto 1922 e nella medesima città studia fino a conseguire  la laurea in matematica. Esordisce come pittore nel 1946, scegliendo la via dell’astrazione perché come egli stesso afferma: «Sono diventato non-figurativo per aver dato un significato reale agli avvenimenti della guerra». Nel 1951 si trasferisce a Parigi e qui nel 1952 ha luogo la sua prima mostra personale alla Galerie Arnaud. Tra le sue esperienze di studio è opportuno citare viaggi in Spagna, Bruxelles, Copenhagen, Schiedam, Amsterdam, per poi tornare a Parigi. Qui entra in contatto con René Drouin e dal 1957 fa parte del gruppo Espaces imaginaires promosso da Pierre Restany. Dopo anni di brillante carriera tra viaggi ed esposizioni, l’artista si è spento a Caen (Normandia) l’8 luglio 2010.

foto del pittore Gianni Bertini

La mostra ambisce a ripercorrere le tappe fondamentali della ricerca artistica di Bertini , dagli esordi con la serie de “I Gridi” (1948-49),  ai  transitori ma significativi affacci al MAC (Movimento arte concreta) e all’Arte Nucleare, movimento artistico nato nell’ambito in seguito ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, entrambi tra il 1950 e il 1952. Si prosegue poi verso alle atmosfere magiche e i riferimenti mitologici della pittura informale, dalla quale sviluppò la così detta bertinizzazione, termine con cui si indica una meccanizzazione del gesto pittorico, affine alla Mechanical art (Mec-Art), serie di tele per il quale l’artista è più conosciuto, a cui appartengono opere celebri come: La double himera (1965), Stilmec (1967), Seguite quella ruota (1967). L’esuberanza artistica del pittore scemò poi drasticamente tanto che per buona parte degli anni ottanta l’opera di Bertini fu caratterizzata da quelli che alcuni critici giudicarono una caduta di stile ed una perdita di sincerità artistica, dovuta a ricerca della provocazione a tutti i costi. L’esposizione riesce così a rappresentare la pluralità delle sperimentazioni  dell’artista, assieme all’ormai noto modo di leggere la realtà che quest’uomo talentuoso e originale  possedeva: ironico, coraggioso ed esuberante.

Lo spazio sulla quale è disposta la mostra si trova su un unico esteso piano dalle ampie pareti bianche e luminose, organizzato in spazi e corridoi suddivisi in base alla corrente artistica influenzante o al tema trattato. Un esempio particolarmente struggente è lo spazio dedicato ai quadri del ciclo Per non dimenticare (1991), oppure, colmo di provocazione al limite dell’irriverenza, è lo spazio dedicato alle produzioni anni ’70 e i primi anni ’80, in cui troviamo quadri come Fortissima e Sopravvivenza (1974), La danza di Cenere (1980), Magia e La Colonna (1977);  Comunismo, Scacco e Oasi (1976).  

ciclo Per non dimenticare
selezione di opere: partendo da sinistra Magia, la Colonna, Comunismo e Sacco
Fortissima

Bertini scrive: “Quasi tutte le persone coltivano il dono della memoria, e chi non ne ha si esercita ad averne. Nel mio caso mi sono invece sempre esercitato a dimenticare. In primo luogo voglio dimenticare i miei quadri, la loro immagine e la loro fattura. Li dimentico per timore d’imitare me stesso. Solo il gesto, la sua precisione, il suo linguaggio mi è sempre interessato affinare. Dunque far scaturire ogni volta un significato nuovo, dimenticando la forma precedente”.

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