Chiunque avrà sentito parlare almeno una volta nella propria vita del gioco degli scacchi, ma probabilmente solo alcuni conoscono veramente le regole fondamentali che servono per giocarci, la storia che c’è dietro questo sport e i benefici che può portare sulle persone che lo praticano. 

Gli scacchi (dal catalano antico escac, che a sua volta discende dal persiano shāh, che significa “re”) sono un gioco di strategia che si svolge su una tavola quadrata detta scacchiera, formata da 64 caselle di due colori alternati (bianco e nero), sulla quale ogni giocatore dispone di 16 pezzi: un re, una regina, due alfieri, due cavalli, due torri e otto pedoni. Ogni pezzo ha le proprie caratteristiche e si può muovere secondo un modo ben preciso: il pezzo più potente è la regina la quale si può muovere in ogni direzione, seguendo una linea retta, e senza limitazioni di caselle. Ogni casella può essere occupata da un solo pezzo, che può “mangiare” il pezzo avversario andando a occuparne la casella; l’ obiettivo del gioco è quello di fare scacco matto, ovvero minacciare la cattura del re avversario, in modo tale che l’altro giocatore venga messo nell’impossibilità di evitarla.

Riguardo la nascita di questo sport esistono varie tesi che tentano di dare una spiegazione. Un’antica leggenda, narra che il Re della Persia perdette un figlio nel corso di una guerra e non riusciva a consolarsi per la sua morte. Siccome il sovrano intristiva e trascurava gli affari dell’impero, la corte chiese al matematico Sissa Nassir di inventare qualche nuovo passatempo per distrarlo e fargli così dimenticare il lutto subito, aggiungendo che avrebbe potuto chiedere in cambio qualsiasi ricompensa, anche metà del regno; Sissa si mise all’opera ed inventò gli scacchi. Inizialmente il sovrano fu freddo, ma poi cominciò ad appassionarsi al gioco e rientrò in se stesso.

Lieto perché il matematico gli aveva fatto un così bel dono, chiese a quale ricompensa avesse pensato e Sissa Nassir allora prese in mano la scacchiera e disse che gli sarebbe piaciuto ricevere come ricompensa soltanto un chicco di grano sulla prima casella, 2 sulla seconda, 4 sulla terza, 8 sulla quarta, e così via, fino alla sessantaquattresima casella.

Il re inizialmente rise a crepapelle, pensando che Sissa Nassir fosse un matto, perché la richiesta gli sembrò non solo insulsa, ma anche così banale da poterla soddisfare agevolmente. Convocò così l’abacista di corte e gli affidò il compito di calcolare la quantità totale di chicchi di grano che avrebbe dovuto regalare a Sissa Nassir.

Dopo un’intera notte, l’abacista riuscì a calcolare il risultato: 18446744073709551615 chicchi di grano; per rendersi conto dell’enormità di questo numero, non sarebbe bastato tutto il grano presente sulla superficie terrestre per soddisfare la richiesta del matematico. Il re, dopo aver preso coscienza di ciò, si sentì terribilmente deriso da Sissa Nassir e ordinò ai suoi sudditi di decapitarlo con l’accusa di alto tradimento.

Il racconto ha colpito così  tanto la fantasia degli uomini di tutte le epoche che perfino il sommo poeta Dante Alighieri lo ha immortalato nella Divina Commedia, quando, per dare l’idea del numero infinito degli angeli del Paradiso, scrive:

L’incendio suo seguiva ogne scintilla;

ed eran tante, che’l numero loro

più che’l doppiar de li scacchi s’inmilla

(Paradiso, canto XXVIII, versi 91-93)

Gli scacchi quindi nacquero in Oriente e furono gli arabi a portarli in Occidente intorno all’anno Mille; durante questo periodo vennero apportate alcune modifiche, come l’eliminazione dei dadi, epurando così il gioco da ogni forma di fortuna e fatalismo, e anche modifiche alla denominazione dei pezzi (per esempio l’alfiere in Oriente era un elefante).

Gli scacchi affascinano e appassionano da secoli uomini e donne di ogni età e provenienza, e hanno ampiamente invaso tutti i campi artistici, dalla pittura fino anche al cinema, proprio per la grande forza evocativa intrinseca nella scacchiera e per la compenetrazione unica di matematica, filosofia, poesia ed arte che caratterizza questo antico gioco.

Essendo un gioco molto diffuso già in antichità, non è difficile trovare testimonianze degli scacchi nella storia dell’arte, dai mosaici pavimentali agli affreschi passando per quadri e manoscritti. Fra i più famosi non si può non citare il dipinto La partita a scacchi di Sofonisba Anguissola, pittrice modenese fra le più importanti dell’età moderna.

Il gioco degli scacchi è comparso innumerevoli volte anche sul grande schermo. La più famosa di tutte è ovviamente la scena del Settimo sigillo, quando il nobile cavaliere Antonius Block al ritorno dalla crociata in Terra Santa vede la Morte che lo aspetta per portarlo via. Block, nel tentativo di rimandare la dipartita, lo sfida a scacchi. La celeberrima partita a scacchi con la Morte, giocata sui ciottoli di una spiaggia nordica, salverà la vita al cavaliere?

Per concludere non si può non menzionare la modernissima serie targata Netflix La regina degli scacchi, che ha il merito di aver riacceso molte passioni d’infanzia sopite da tempo: la vendita di scacchiere è triplicata su Ebay negli ultimi due mesi, così come gli accessi ai siti di gioco online, merito del successo straordinario della serie tv.

Per quanto possa suonare strano, l’antico e conosciuto gioco degli scacchi è una disciplina sportiva riconosciuta ufficialmente dal CONI.  Come gli altri sport, dispone di un suo regolamento e di vere e proprie Olimpiadi, che la sua Federazione (FIDE) ha istituito nel 1927 e che si disputano dal 1950 con una cadenza stabile ogni due anni.

La domanda, però, sorge a tutti spontanea: com’è possibile che un’attività che si discosta così tanto dagli sport tradizionali in quanto non prevede, almeno apparentemente, alcuno sforzo fisico, possa essere definita uno sport a tutti gli effetti? Secondo gli studi , gli scacchi stimolano una serie di dinamiche psico-emotive che hanno effetti sul cervello, motivo per cui sono un gioco che stimola, allena e sviluppa le capacità della mente, mantenendola concentrata e sotto pressione per diverse ore.

È scientificamente provato che chi gioca regolarmente a scacchi ha aree del cervello maggiormente sviluppate rispetto a chi invece non lo pratica: un team di ricercatori tedeschi ha studiato l’attività cerebrale di giocatori di diverso livello, scoprendo notevoli differenze tra i principianti e i giocatori di alto livello. I primi cercano la mossa migliore analizzando di volta in volta quello che succede, attivando soprattutto il lobo temporale mediano (che codifica le novità); gli esperti, invece, sfruttano anche la memoria a lungo termine per confrontare le loro strategie e il loro sapere con quello che sta succedendo sulla scacchiera.

Fra i tanti benefici che si possono trarre dalla pratica di questo sport ci sono:

  • l’incremento del quoziente intellettivo;
  • la prevenzione dell’Alzheimer;
  • l’incremento della creatività;
  • il miglioramento della memoria;
  • l’incremento delle abilità di problem solving.

Il gioco degli scacchi è indubbiamente destinato a continuare ad affascinare le generazioni presenti e future e magari il suo utilizzo riuscirà a migliorare la capacità dell’essere umano ad utilizzare in modo più efficace le potenzialità del proprio cervello.

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